<< Il
conservatore si riappoggiò alla sedia, passò lentamente le mani sul viso, poi
domandò [rivolto al signor Josè] “Si ricorda quello che ho detto là in ufficio
venerdì, […] si ricorda che ho fatto riferimento a certi fatti, senza i quali
non sarei mai arrivato a capire l’assurdità del separare i morti dai vivi, c’è
forse bisogno che le dica a quali fatti mi riferivo?”. [signor Josè] “ No
signore”.>>
Ecco il cambiamento fondamentale dell’organizzazione, annunciato dal conservatore ai subalterni[1] con l’espressione del viso di chi si è trovato, per la prima volta nella vita, davanti ad una forza maggiore della propria:
<<per quanto
scandaloso vi sembri, le mie riflessioni sono giunte a mettere in causa, chi
l’avrebbe mai detto, proprio uno degli aspetti fondamentali della Conservatoria
Generale, e cioè, la distribuzione spaziale dei vivi e dei morti, la loro
separazione obbligatoria, non solo in archivi distinti, ma anche in differenti
aree dell’edificio. […] Capisco che ciò vi turbi, perché io stesso mi sono
sentito come responsabile di un’eresia quando l’ho pensato, […] ma la forza
irresistibile dell’evidenza mi ha costretto ad affrontare il peso della
tradizione, di una tradizione che, per tutta la vita, avevo considerato
inamovibile. Giungere a questa consapevolezza dei fatti non è stata opera del
caso né di una subitanea rivelazione>>