Un piccolo nome per un grande
cambiamento[1]
- di Massimo Magni -
Da semplice lettore
appassionato, ho provato a vedere alcune parti del romanzo “Tutti i nomi” di
José Saramago (Einaudi, 1998) con gli occhi di un organizzativo. L’autore, non
solo ha descritto, ma ha fatto vivere all’interno del suo racconto il mondo
della burocrazia Weberiana e del cambiamento organizzativo.
Una storia che sembra avere
il suo fulcro nella Conservatoria Generale dell’Anagrafe, luogo in cui vengono
raccolti TUTTI i nomi di vivi e morti. Sembra tautologico, ma nel dire tutti i
nomi, non se ne pronuncia neanche uno. La Conservatoria rappresenta il luogo in
cui il lavoro assume una precisione scientifica, luogo di regole esplicite e
tacite che l’autore mette in luce già dalle prime
pagine.
E’ in questo posto in cui lavora il signor Josè, unico personaggio ad avere un nome, in una città senza nome, in una Conservatoria in cui sono conservati TUTTI i nomi. Nomi che, per non perdere il bandolo della matassa, sono divisi in due grandi aree in base alla più generale regola della natura, nonché regola fondamentale della Conservatoria: da una parte gli archivi dei morti e dall’altra gli schedari dei vivi.
Il signor Josè rappresenta la potenzialità del rompere le regole, la diversità da ciò che invece un nome non ha e che di un’identità non dispone. Josè, queste quattro lettere racchiudono la spinta verso il cambiamento, la differenziazione rispetto all’usuale.
Il signor Josè, scritturale ausiliario presso la Conservatoria rappresenta un modello di abnegazione al lavoro e rispetto delle gerarchie. Finchè un giorno, dedicandosi alla sua collezione di ritagli di giornale e di foto, s’imbatte nei dati anagrafici di una sconosciuta. Da quel momento, il seme del cambiamento è stato piantato inconsapevolmente, e quasi per caso, nonostante i timidi tentativi di soffocarlo, arriverà a germogliare e a crescere. Da ingranaggio di una macchina perfettamente oliata, il Signor Josè si trasforma in ladro e falsario pur di rintracciare la donna sconosciuta.
Un piccolo granello di sabbia, rappresentato dai comportamenti difformi del signor Josè, riesce a mettere in crisi un modello gerarchico ritenuto solido, intoccabile, praticamente perfetto.
Il cambiamento avviene in diverse fasi. In primo luogo c’è l’esternazione di un potenziale di cambiamento inconscio da parte del signor Josè, il quale, in un primo momento non riesce a giustificare il suo cambiamento, anzi, cerca di reprimerlo considerandolo non opportuno in quanto non conforme alle regole della Conservatoria Generale dell’Anagrafe.
Raggiunta la consapevolezza di aver rotto le regole per il raggiungimento di un obiettivo differente rispetto a quello dell’istituzione, il comportamento del signor Josè diventa per lui, ma solo per lui, quasi normale.
Da questo punto in poi, il cambiamento comincia ad insinuarsi all’interno del contesto istituzionale andando a frantumare progressivamente le norme tacite su cui, fino a quel momento, si era basata l’efficienza dell’organizzazione.
Il rientro del signor Josè
alla Conservatoria dopo qualche giorno di malattia, rappresenta un passaggio
che descrive come meglio non sarebbe possibile questa seconda
fase del cambiamento.
L’ultima fase del cambiamento è rappresentata dal cambiamento istituzionale. Il conservatore, massimo rappresentante dell’organizzazione, dall’osservazione dei comportamenti del signor Josè comprende la necessità di un cambiamento in uno degli aspetti fondamentali dell’assetto istituzionale dell’anagrafe.
Il signor Josè ha avuto quindi il ruolo di catalizzatore, anche se involontario, per l’affermarsi di un processo di cambiamento di proporzioni ben più vaste.
[1] Il libro a cui si è ispirato questo testo è : “Tutti i nomi”. Josè Saramago. Einaudi tascabili, 1998.